Prandelli scrive a Firenze

3 06 2010

Lettera Aperta

A chi mi incontra per strada e mi chiama “Cesare”; a chi ha preso la pioggia, il sole, il vento al Franchi; a chi ha fatto le vacanze a Folgaria, a Castelrotto e a Cortina;
a chi ha pianto per un rigore sbagliato o per la gioia di Anfield; a chi ci ha creduto come me e si è emozionato per una solitaria bandiera viola ad una finestra;
a chi ha pensato che, nonostante sbagliassi qualche cambio, ero comunque una persona per bene; a chi ha saputo capire ed apprezzare il significato del silenzio;
a chi ha fatto centinaia di chilometri per dire “io c’ero”, quelli di Verona, di Torino e che hanno pianto di gioia con noi; a quelli che ci aspettavano all’aeroporto la notte per cantare “forza viola”;
a chi urlava “falli correre” e a chi ha corso; a chi mi diceva, toccandomi ogni volta l’anima, “Grande Mister, uno di noi” oppure “parlare con te è come se parlassi con un parente”, fratello, zio cugino, padre non fa differenza.

A tutti, a Firenze con la sua eleganza un po’ malinconica, la sua diffidenza e la sua generosità, devo dire solo due cose: grazie e vi porterò sempre nel mio cuore.

Cesare





Ottimo autofinanziamento…

15 03 2010





Cara Proprietà…ecco la Regola del Vantaggio

26 02 2010

Cara Proprietà,

Basta!

Ormai è un dato di fatto: il FAIRPLAY non paga e quindi diciamo BASTA!

Basta ai terzi tempi!

Basta ai silenzi stampa dopo furti clamorosi!

Basta ai toni pacati!

Basta stare tranquilli in campo e non protestare!

Basta alle dichiarazioni di circostanza!

Altrimenti i tifosi smetteranno di andare allo stadio…

Meno sorrisi e più pugni battuti sui tavoli!

Facciamoci sentire: ma non sottovoce…MA URLANDO!!!

L’Italia e’ marcia e il Campionato di Calcio e’ la sua cartina di tornasole.

I FIORENTINI non ci stanno…FIRENZE non ci sta…

LA REGOLA DEL VANTAGGIO

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L’applicazione del “vantaggio” è un potere che il Regolamento (regola 5 – punto 11) attribuisce all’Arbitro nell’interesse esclusivo delle squadre.

Per maggiore chiarezza esplicativa, dividiamo in due parti quanto previsto dalla Regola:

  • L’arbitro permetterà che il gioco continui quando la squadra, contro la quale è stata commessa un’infrazione, beneficia (dalla mancata interruzione) di un vantaggio;
  • L’arbitro punirà l’infrazione commessa inizialmente se il vantaggio accordato non si concretizza in quel momento.
  • La prima parte della disposizione consente all’Arbitro di non punire con un calcio di punizione (o di rigore) l’infrazione commessa da un calciatore, nel caso in cui egli ritiene che l’interruzione del gioco finirebbe con lo svantaggiare la squadra che ha subito la stessa infrazione.
    In conformità a questa disposizione, quindi, l’Arbitro nel momento in cui rileva un’infrazione deve soppesare, da una parte, il vantaggio che ha una squadra nell’avere assegnato a favore un calcio di punizione (o di rigore) e, dall’altra, la possibilità di proseguire efficacemente il gioco, tenendo conto di diverse circostanze (stato del terreno, lontananza dalla porta avversaria, dislocazione dei calciatori, …).
    Nella propria valutazione, l’Arbitro deve anche tenere presente se l’infrazione commessa è meritevole di provvedimento disciplinare: infatti, è pur vero che sempre la Regola 5 (al punto 13) consente di notificare il provvedimento alla prima interruzione di gioco successiva, ma è notorio che l’assunzione della sanzione perde (almeno parzialmente) di efficacia se non viene adottata nell’immediato.
    In base queste considerazioni, gli Organismi internazionali invitano sempre più spesso gli Arbitri a ponderare bene quanto sopra indicato, limitandosi ad applicare il “vantaggio” soltanto in occasioni chiaramente appropriate, evitando di assumere “rischi indebiti” (UEFA 2006). In particolare, poi, se l’infrazione è meritevole di espulsione, il gioco non deve essere interrotto, per accordare il vantaggio, soltanto se c’è una grande probabilità di segnare una rete (FIFA 2004/2005).

    La seconda parte, che è stata introdotta successivamente (marzo 1996), fu voluta per assicurare comunque che la squadra del calciatore che ha commesso l’infrazione non potesse in alcun caso beneficiare di un’applicazione del vantaggio non andata “a buon fine”.
    Secondo tale disposizione, se è stato accordato un vantaggio e, nell’immediatezza (entro 2 o 3 secondi), questo non si è concretizzato, l’arbitro interromperà il gioco e punirà l’infrazione iniziale purché il pallone non abbia superato le linee perimetrali.
    In altre parole, potrebbe succedere che fattori indipendenti dal comportamento dei calciatori annullino il vantaggio presunto (ad esempio, un imprevisto rimbalzo del pallone; la perdita di equilibrio del calciatore che aveva subito il fallo, ecc…): in tal caso, l’arbitro è tenuto a decretare un calcio di punizione (o di rigore) per punire l’infrazione originaria.
    Qualora, invece, la squadra cui è stato accordato il vantaggio perda poi il possesso del pallone a causa di un successivo errore di un proprio calciatore (che sbaglia un passaggio, un tiro, ecc…), allora il gioco non può (e non deve) essere interrotto.
    In ogni caso, che interrompa il gioco o no, l’arbitro, se necessario, dovrà assumere la sanzione disciplinare prevista per quell’infrazione.

    Esaminata la questione del vantaggio dal punto di vista più prettamente tecnico, s’impongono alcune annotazioni e riflessioni di carattere generale:

  • Nel corso degli anni è stata posta molta enfasi, spesso a sproposito, sull’applicazione del “vantaggio” che ha condotto gli arbitri a travisare lo spirito della disposizione, facendone un uso improprio.
  • Non vi è alcuna attinenza tra il principio di non “spezzettare” il gioco (“Le Regole del Giuoco sono destinate a prevedere che le gare si svolgano con il minor numero possibile di interruzioni e, perciò, l’arbitro ha il dovere di punire esclusivamente le infrazioni chiare. Se l’arbitro interrompe frequentemente il gioco per lievi o dubbie infrazioni, provoca nervosismo nei calciatori e sottrae divertimento al pubblico”) e quello del vantaggio. Quest’ultimo, infatti, va applicato nei casi in cui c’è stata un’infrazione alle Regole mentre il primo stabilisce che l’Arbitro non deve punire violazioni incerte o irrilevanti delle Regole stesse.
  • È anche per quanto sopra esposto, che l’Arbitro deve indicare la concessione del vantaggio con un apposito gesto di una mano, eventualmente accompagnato da un’esclamazione misurata “Vantaggio !”, evitando invece qualsiasi gestualità quando lascia proseguire il gioco perché non reputa commessa alcuna infrazione. In questo modo, sarà evidente a tutti che, nel primo caso, l’arbitro ha visto l’infrazione e ha voluto accordare il vantaggio mentre, nel secondo caso, non è accaduto nulla di rilevante.
  • Quando l’Arbitro accorda il vantaggio, in pratica, sta “omettendo” di assegnare un calcio di punizione perché ritiene che l’interruzione del gioco consentirebbe alla squadra di chi ha commesso l’infrazione di posizionarsi e/o riorganizzarsi, facendo trascorrere tempo e guadagnando uno schieramento migliore, mentre al contrario chi ha subito il fallo potrebbe sfruttare la velocità dell’azione e l’eventuale cattiva dislocazione degli avversari.
  • Alla luce di ciò, è evidente che il semplice possesso del pallone non determina l’esistenza del vantaggio, anche perché sarebbe indifferente non interrompere il gioco o assegnare il calcio di punizione: in entrambi i casi il pallone sarebbe in possesso della stessa squadra (sarebbe ancor più evidente nell’ipotesi in cui un calciatore che ha subito un fallo, pur conservando il possesso del pallone, sia costretto a dirigersi indietro verso la propria porta senza la possibilità, invece, di attaccare rapidamente la porta avversaria).
  • Nell’applicare il vantaggio l’Arbitro deve anche tenere conto delle condizioni del terreno di gioco e della posizione in cui si verifica l’infrazione. Ciascuno di questi fattori, infatti, può essere essenziale nel prendere la migliore decisione. È ovvio che su un terreno di gioco allentato dalla pioggia, ad esempio, sarà più difficile lo svilupparsi di un’efficace azione d’attacco mentre è altrettanto innegabile che più l’infrazione è vicina all’area di rigore avversaria più è facile concludere con un tiro in porta. D’altronde, però, la mancata concessione di un calcio di punizione dal limite dell’area (con l’odierno proliferare di “specialisti”) o, addirittura, di un calcio di rigore può essere bilanciata soltanto da un vantaggio pari ad un’evidente (quasi certa) opportunità di segnare una rete (anche perché se l’Arbitro non interrompe il gioco per il vantaggio, e poi l’attaccante tira fuori o il portiere para, tecnicamente l’infrazione iniziale non può più essere sanzionata).
  • Altri due fattori che l’Arbitro non deve trascurare sono la “tensione agonistica” delle squadre e la gravità del fallo o della scorrettezza. In presenza di una gara molto “combattuta” con il ripetersi di falli, soprattutto se meritevoli di sanzione disciplinare, è opportuno che l’Arbitro limiti l’applicazione del vantaggio. Come già riportato, infatti, in queste circostanze è importante interrompere subito il gioco per assumere il provvedimento del caso (ammonizione o espulsione) sia perché è maggiormente efficace sia per evitare che si verifichino ripicche o contrasti tra i calciatori.
  • In seguito alla modifica operata nel 1996, la quale ha portato all’attuale enunciazione del vantaggio, si è travisato lo spirito e la lettera di questa prerogativa attribuita all’Arbitro. Molti, infatti, erroneamente hanno ritenuto che tale cambiamento “autorizzasse” l’Arbitro, in occasione di ogni fallo, a non interrompere il gioco indugiando qualche secondo “in attesa” di un eventuale vantaggio. Questa interpretazione però non è suffragata né dalla formulazione letterale né, tanto meno, dalla motivazione che indusse l’IFAB ad apportare l’innovazione (“Il nuovo testo proposto assicurerà che la squadra che ha commesso l’infrazione non tragga beneficio … da un tentativo sfortunato di utilizzare la clausola del vantaggio” da parte dell’Arbitro). È di tutta evidenza, quindi, che l’intento era di introdurre una “valvola di sicurezza” che consentisse all’Arbitro di poter rimediare ad un “infelice” applicazione del vantaggio. Questo, ovviamente, non ha in alcun modo mutato il principio fondante della disposizione: prima l’Arbitro deve essere convinto che ci sia un’immediata ed evidente situazione di vantaggio e, di conseguenza, non interrompe il gioco e mai il contrario.
  • In conclusione, gli Arbitri devono ricordare che:

    1. il vantaggio è uno strumento non per fluidificare il gioco, come spesso si sente dire, ma per assicurare che una squadra, in determinate circostanze, non sia penalizzata due volte: la prima perché ha subito un fallo o una scorrettezza, la seconda perché l’Arbitro ha interrotto il gioco per assegnare un calcio di punizione mentre avrebbe tratto maggior beneficio dal poter continuare l’azione;

    2. il vantaggio non deve essere ricercato, ma soltanto riconosciuto ed applicato, quando (e se) “spontaneamente” si presenta.

    Vincenzo Meli
    Responsabile Modulo Revisione Regolamento e Guida Pratica





    Lettera ai tifosi? No grazie, rispedita al mittente.

    24 09 2009

    letteradimissioni

    Cari tifosi,

    CARO PRESIDENTE LE RISPONDIAMO CON EDUCAZIONE.

    oggi ho assunto la decisione di fare un passo indietro.

    Da alcuni mesi avverto in modo forte che non c’è più la necessaria condivisione del nostro “Progetto” che, con coerenza e serietà, ho cercato di portare avanti in questi anni di mia Presidenza, grazie anche al grande e decisivo supporto di Voi tutti e della Città.

    A CHI FA RIFERIMENTO CARO PRESIDENTE?

    AI TIFOSI ? AI GIORNALISTI ? AL COMUNE DI FIRENZE ?

    FACCIA I NOMI PER FAVORE

    Un clima ben diverso da quello che si percepiva anche quando andavamo tutti a sostenere una squadra che si chiamava “Florentia Viola” (non avendo trovato al nostro arrivo nemmeno il nome storico della Società), che giocava in serie C 2 in piccoli paesi della provincia italiana.

    CARO PRESIDENTE, SE LO RICORDA VERO CHE AVETE RILEVATO LA SOCIETA’ A COSTO ZERO ? SICURAMENTE LA PROPRIETA’ HA INVESTITO MOLTO IN QUESTI ANNI, MA ORA, IN CASO DI VENDITA, SICURAMENTE LA SOCIETA’ NON VERREBBE SVENDUTA A ZERO EURO…

    Momenti in cui si sentiva chiaro l’amore comune, e la voglia di accettare una sfida, per una squadra che aveva di fronte un percorso lungo e difficile, e da più parti ritenuto impossibile.

    Tutti insieme, da allora, abbiamo fatto tanta strada, e credo che dobbiamo esserne orgogliosi; abbiamo ridato alla bella Città di Firenze una squadra ai vertici del calcio nazionale ed europeo, una Società solida e ben gestita, una tifoseria che tutti riconoscono corretta, passionale ed appassionata.

    CARO PRESIDENTE LA TIFOSERIA NON L’HA “RIDATA ” LEI MA C’E’ SEMPRE STATA, PUNTUALIZZIAMO…

    Questo è stato possibile non solo perché gli investimenti economici fatti dalla Proprietà sono stati molto importanti, ma prevalentemente perché tutti noi, Società, dirigenti, tifosi, Città e precedente Amministrazione, abbiamo creduto fin dall’inizio che il “Progetto Fiorentina”, se fossimo rimasti uniti, l’avremmo potuto realizzare.

    Vi assicuro che alcuni momenti di grande amarezza, che ho vissuto negli anni passati, sono stati superati proprio grazie al calore che Voi tifosi avete sempre fatto sentire a me e alla Società.

    Il futuro dovrà essere quello di avere una Società sempre meglio organizzata, che abbia, o possa generare, le risorse necessarie per autofinanziarsi e, allo stesso tempo, guardare ad importanti obiettivi sportivi, che sono poi la parte che, giustamente, è più vicina al cuore dei tifosi.

    OPINIONI RISPETTABILISSIME E SENSATE… E QUINDI ?

    Per realizzare questo sogno, tenendo conto dei tempi necessari, ciò che più occorre, oltre ai mezzi economici, è la fiducia e la convinzione reciproca di tutti noi che questi obiettivi li possiamo raggiungere, e la pazienza e la costanza necessaria per ottenerli; proprio la fiducia è quello che ora ho sentito mancare intorno alla Società; ed è quindi questo che mi ha portato a decidere di prendere una pausa di riflessione nella gestione diretta della Società.

    CARO PRESIDENTE, GLI UNICI IMPAZIENTI MI SEMBRANO PROPRIO I VERTICI DELLA SOCIETA’ (LEI COMPRESO) CHE NON PASSA GIORNO CHE PIANGANO SULLA FAMIGERATA CITTADELLA VIOLA

    Del resto progetti così ambiziosi si possono realizzare solo se ci sono enorme fiducia e condivisione forte degli stessi obiettivi e degli stessi principi, altrimenti l’insuccesso, la confusione ed il malumore saranno sempre in agguato, permettendo che sia privilegiata la piccola polemica del momento (peraltro spesso anche giusta) e facendo perdere il senso dell’obiettivo finale.

    Per quanto riguarda l’indispensabile rapporto di fiducia reciproca, con grande franchezza, voglio che la Città di Firenze e tutti i tifosi sappiano che, se si ritiene che ci sia qualcun altro, più adatto di noi a portare avanti questo progetto, si faccia avanti ora e, se avrà le necessarie garanzie per attuarlo, siamo pronti a farci da parte e consegnargli in mano la Società, se questo è quello che serve.

    COS’E QUESTO UN RICATTO ? DA QUANDO IN QUA SONO I TIFOSI CHE SCELGONO IL PROPRIETARIO ? PROPRIO UNA BRUTTA USCITA QUESTA CARO PRESIDENTE, DEGNA DI UN IMPRENDITORE DI BASSO SPESSORE QUALE LEI SICURAMENTE NON E’.

    OPPURE E’ UN MESSAGGIO VELATO VERSO LE ISTITUZIONI CITTADINE ? IN QUESTO CASO FAREBBE BENE A PARLARE CHIARO E A NON NASCONDERSI DIETRO MESSAGI AI TIFOSI.

    Quello che a me sta più a cuore è che questa Società raggiunga obiettivi sempre più alti e che tutti quelli che la sostengono con fede siano soddisfatti e sereni.

    COME A TUTTI GLI IMPRENDITORI DI SUCCESSO QUELLO CHE LE STA A CUORE SONO I RISULTATI ECONOMICI DELLA SOCIETA’. STOP.

    Voglio cogliere l’occasione per ringraziare ancora una volta tutti quelli che lavorano nella Fiorentina, rassicurandoli che la gestione della società è in ottime mani e sarà portata avanti da chi già la conosce bene.

    CARO PRESIDENTE, LASCIARE LA SOCIETA’ SENZA PRESIDENTE LASCERA’ UN MARCHIO INDELEBILE NELLA SUA GESTIONE.

    Un abbraccio caloroso alla Squadra e allo Staff Tecnico, un gruppo affiatato di professionisti seri e preparati che ringrazio per i grandi risultati finora ottenuti.

    Un saluto a tutti quelli che vogliono veramente bene alla Fiorentina, assicurando loro che la mia passione per la “Viola” non cambierà di una virgola.

    UN’ULTIMA COSA PRESIDENTE, LA PERMALOSITA’ NON E’ UN PREGIO PER UN GROSSO IMPRENDITORE. FIRENZE E LA FIORENTINA SONO UN TUTT’UNO DA 82 ANNI E, NE STIA CERTO, CONTINUERANNO AD ESSERLO PER I PROSSIMI 100.

    CI AUGURIAMO DI UN SUO SERIO RIPENSAMENTO MA SI RICORDI CHE LA FIORENTINA ESISTERA’ ANCHE DOPO CHE I DELLA VALLE NON CI SARANNO PIU’.

    CON “MUTATA” STIMA, SALUTI