Cara Proprietà…ecco la Regola del Vantaggio

26 02 2010

Cara Proprietà,

Basta!

Ormai è un dato di fatto: il FAIRPLAY non paga e quindi diciamo BASTA!

Basta ai terzi tempi!

Basta ai silenzi stampa dopo furti clamorosi!

Basta ai toni pacati!

Basta stare tranquilli in campo e non protestare!

Basta alle dichiarazioni di circostanza!

Altrimenti i tifosi smetteranno di andare allo stadio…

Meno sorrisi e più pugni battuti sui tavoli!

Facciamoci sentire: ma non sottovoce…MA URLANDO!!!

L’Italia e’ marcia e il Campionato di Calcio e’ la sua cartina di tornasole.

I FIORENTINI non ci stanno…FIRENZE non ci sta…

LA REGOLA DEL VANTAGGIO

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L’applicazione del “vantaggio” è un potere che il Regolamento (regola 5 – punto 11) attribuisce all’Arbitro nell’interesse esclusivo delle squadre.

Per maggiore chiarezza esplicativa, dividiamo in due parti quanto previsto dalla Regola:

  • L’arbitro permetterà che il gioco continui quando la squadra, contro la quale è stata commessa un’infrazione, beneficia (dalla mancata interruzione) di un vantaggio;
  • L’arbitro punirà l’infrazione commessa inizialmente se il vantaggio accordato non si concretizza in quel momento.
  • La prima parte della disposizione consente all’Arbitro di non punire con un calcio di punizione (o di rigore) l’infrazione commessa da un calciatore, nel caso in cui egli ritiene che l’interruzione del gioco finirebbe con lo svantaggiare la squadra che ha subito la stessa infrazione.
    In conformità a questa disposizione, quindi, l’Arbitro nel momento in cui rileva un’infrazione deve soppesare, da una parte, il vantaggio che ha una squadra nell’avere assegnato a favore un calcio di punizione (o di rigore) e, dall’altra, la possibilità di proseguire efficacemente il gioco, tenendo conto di diverse circostanze (stato del terreno, lontananza dalla porta avversaria, dislocazione dei calciatori, …).
    Nella propria valutazione, l’Arbitro deve anche tenere presente se l’infrazione commessa è meritevole di provvedimento disciplinare: infatti, è pur vero che sempre la Regola 5 (al punto 13) consente di notificare il provvedimento alla prima interruzione di gioco successiva, ma è notorio che l’assunzione della sanzione perde (almeno parzialmente) di efficacia se non viene adottata nell’immediato.
    In base queste considerazioni, gli Organismi internazionali invitano sempre più spesso gli Arbitri a ponderare bene quanto sopra indicato, limitandosi ad applicare il “vantaggio” soltanto in occasioni chiaramente appropriate, evitando di assumere “rischi indebiti” (UEFA 2006). In particolare, poi, se l’infrazione è meritevole di espulsione, il gioco non deve essere interrotto, per accordare il vantaggio, soltanto se c’è una grande probabilità di segnare una rete (FIFA 2004/2005).

    La seconda parte, che è stata introdotta successivamente (marzo 1996), fu voluta per assicurare comunque che la squadra del calciatore che ha commesso l’infrazione non potesse in alcun caso beneficiare di un’applicazione del vantaggio non andata “a buon fine”.
    Secondo tale disposizione, se è stato accordato un vantaggio e, nell’immediatezza (entro 2 o 3 secondi), questo non si è concretizzato, l’arbitro interromperà il gioco e punirà l’infrazione iniziale purché il pallone non abbia superato le linee perimetrali.
    In altre parole, potrebbe succedere che fattori indipendenti dal comportamento dei calciatori annullino il vantaggio presunto (ad esempio, un imprevisto rimbalzo del pallone; la perdita di equilibrio del calciatore che aveva subito il fallo, ecc…): in tal caso, l’arbitro è tenuto a decretare un calcio di punizione (o di rigore) per punire l’infrazione originaria.
    Qualora, invece, la squadra cui è stato accordato il vantaggio perda poi il possesso del pallone a causa di un successivo errore di un proprio calciatore (che sbaglia un passaggio, un tiro, ecc…), allora il gioco non può (e non deve) essere interrotto.
    In ogni caso, che interrompa il gioco o no, l’arbitro, se necessario, dovrà assumere la sanzione disciplinare prevista per quell’infrazione.

    Esaminata la questione del vantaggio dal punto di vista più prettamente tecnico, s’impongono alcune annotazioni e riflessioni di carattere generale:

  • Nel corso degli anni è stata posta molta enfasi, spesso a sproposito, sull’applicazione del “vantaggio” che ha condotto gli arbitri a travisare lo spirito della disposizione, facendone un uso improprio.
  • Non vi è alcuna attinenza tra il principio di non “spezzettare” il gioco (“Le Regole del Giuoco sono destinate a prevedere che le gare si svolgano con il minor numero possibile di interruzioni e, perciò, l’arbitro ha il dovere di punire esclusivamente le infrazioni chiare. Se l’arbitro interrompe frequentemente il gioco per lievi o dubbie infrazioni, provoca nervosismo nei calciatori e sottrae divertimento al pubblico”) e quello del vantaggio. Quest’ultimo, infatti, va applicato nei casi in cui c’è stata un’infrazione alle Regole mentre il primo stabilisce che l’Arbitro non deve punire violazioni incerte o irrilevanti delle Regole stesse.
  • È anche per quanto sopra esposto, che l’Arbitro deve indicare la concessione del vantaggio con un apposito gesto di una mano, eventualmente accompagnato da un’esclamazione misurata “Vantaggio !”, evitando invece qualsiasi gestualità quando lascia proseguire il gioco perché non reputa commessa alcuna infrazione. In questo modo, sarà evidente a tutti che, nel primo caso, l’arbitro ha visto l’infrazione e ha voluto accordare il vantaggio mentre, nel secondo caso, non è accaduto nulla di rilevante.
  • Quando l’Arbitro accorda il vantaggio, in pratica, sta “omettendo” di assegnare un calcio di punizione perché ritiene che l’interruzione del gioco consentirebbe alla squadra di chi ha commesso l’infrazione di posizionarsi e/o riorganizzarsi, facendo trascorrere tempo e guadagnando uno schieramento migliore, mentre al contrario chi ha subito il fallo potrebbe sfruttare la velocità dell’azione e l’eventuale cattiva dislocazione degli avversari.
  • Alla luce di ciò, è evidente che il semplice possesso del pallone non determina l’esistenza del vantaggio, anche perché sarebbe indifferente non interrompere il gioco o assegnare il calcio di punizione: in entrambi i casi il pallone sarebbe in possesso della stessa squadra (sarebbe ancor più evidente nell’ipotesi in cui un calciatore che ha subito un fallo, pur conservando il possesso del pallone, sia costretto a dirigersi indietro verso la propria porta senza la possibilità, invece, di attaccare rapidamente la porta avversaria).
  • Nell’applicare il vantaggio l’Arbitro deve anche tenere conto delle condizioni del terreno di gioco e della posizione in cui si verifica l’infrazione. Ciascuno di questi fattori, infatti, può essere essenziale nel prendere la migliore decisione. È ovvio che su un terreno di gioco allentato dalla pioggia, ad esempio, sarà più difficile lo svilupparsi di un’efficace azione d’attacco mentre è altrettanto innegabile che più l’infrazione è vicina all’area di rigore avversaria più è facile concludere con un tiro in porta. D’altronde, però, la mancata concessione di un calcio di punizione dal limite dell’area (con l’odierno proliferare di “specialisti”) o, addirittura, di un calcio di rigore può essere bilanciata soltanto da un vantaggio pari ad un’evidente (quasi certa) opportunità di segnare una rete (anche perché se l’Arbitro non interrompe il gioco per il vantaggio, e poi l’attaccante tira fuori o il portiere para, tecnicamente l’infrazione iniziale non può più essere sanzionata).
  • Altri due fattori che l’Arbitro non deve trascurare sono la “tensione agonistica” delle squadre e la gravità del fallo o della scorrettezza. In presenza di una gara molto “combattuta” con il ripetersi di falli, soprattutto se meritevoli di sanzione disciplinare, è opportuno che l’Arbitro limiti l’applicazione del vantaggio. Come già riportato, infatti, in queste circostanze è importante interrompere subito il gioco per assumere il provvedimento del caso (ammonizione o espulsione) sia perché è maggiormente efficace sia per evitare che si verifichino ripicche o contrasti tra i calciatori.
  • In seguito alla modifica operata nel 1996, la quale ha portato all’attuale enunciazione del vantaggio, si è travisato lo spirito e la lettera di questa prerogativa attribuita all’Arbitro. Molti, infatti, erroneamente hanno ritenuto che tale cambiamento “autorizzasse” l’Arbitro, in occasione di ogni fallo, a non interrompere il gioco indugiando qualche secondo “in attesa” di un eventuale vantaggio. Questa interpretazione però non è suffragata né dalla formulazione letterale né, tanto meno, dalla motivazione che indusse l’IFAB ad apportare l’innovazione (“Il nuovo testo proposto assicurerà che la squadra che ha commesso l’infrazione non tragga beneficio … da un tentativo sfortunato di utilizzare la clausola del vantaggio” da parte dell’Arbitro). È di tutta evidenza, quindi, che l’intento era di introdurre una “valvola di sicurezza” che consentisse all’Arbitro di poter rimediare ad un “infelice” applicazione del vantaggio. Questo, ovviamente, non ha in alcun modo mutato il principio fondante della disposizione: prima l’Arbitro deve essere convinto che ci sia un’immediata ed evidente situazione di vantaggio e, di conseguenza, non interrompe il gioco e mai il contrario.
  • In conclusione, gli Arbitri devono ricordare che:

    1. il vantaggio è uno strumento non per fluidificare il gioco, come spesso si sente dire, ma per assicurare che una squadra, in determinate circostanze, non sia penalizzata due volte: la prima perché ha subito un fallo o una scorrettezza, la seconda perché l’Arbitro ha interrotto il gioco per assegnare un calcio di punizione mentre avrebbe tratto maggior beneficio dal poter continuare l’azione;

    2. il vantaggio non deve essere ricercato, ma soltanto riconosciuto ed applicato, quando (e se) “spontaneamente” si presenta.

    Vincenzo Meli
    Responsabile Modulo Revisione Regolamento e Guida Pratica





    Certi pessimi esempi…

    8 12 2009

    I genitori litigano e urlano in tribuna. «Pulcini» spaventati, partita sospesa

    http://www.corriere.it

    07.12.2009

    FIRENZE – Una lite in tribuna tra i genitori; i giocatori, tutti della categoria «pulcini», età otto anni, che si spaventano e non riescono più a giocare; infine la decisione degli allenatori di ritirare le squadre dal campo. L’episodio è avvenuto durante la gara Affrico-Firenze Sud ed è stato riportato oggi dal quotidiano locale Il Firenze.

    LITE IN TRIBUNA – I bambini stavano disputando la loro partita – una gara di esibizione – al campo sportivo di viale Fanti, sede della società Affrico, una delle polisportive più antiche di Firenze. Ad un certo punto, però, nel secondo tempo, genitori e parenti dei bambini hanno cominciato ad offendersi. La lite si sarebbe scatenata dall’eccessivo incitamento di un padre che pretendeva più agonismo e più cattiveria. Un suggerimento lontano dal fair play che dovrebbe valere sempre nello sport e in particolare a livello giovanile, e che ha scatenato una furibonda discussione. Anche i due allenatori in campo si sono messi a discutere. Le urla hanno talmente spaventato i bambini da inibirli nel seguire il gioco. Si sono fermati per la paura di quello che stava succedendo tra i loro familiari.

    … E LA SQUADRA SI RITIRA – Uno dei due allenatori, sembra quello del Firenze Sud, ha deciso di ritirare la squadra, seguito dal collega. Oggi partirà il report alla Figc, un resoconto dovuto al termine di ogni incontro disputato sotto l’egida della federazione in cui verrà spiegato il motivo dell’interruzione della partita.

    IL DIRETTORE SPORTIVO DELLA SQUADRA – «Ci vergogniamo per quanto accaduto, ma quell’invito a picchiare urlato da un anziano ai nostri bambini non ci appartiene e per rimediare abbiamo già programmata una serie di iniziative». Così il direttore sportivo della società Affrico calcio, Matteo Petrachi commenta la sospensione della gara tra i «pulcini» dell’Affrico e del Firenze Sud. «Lavoriamo con 250 ragazzi, cinque anni fa ne avevamo 50. Insegniamo a giocare e trasmettiamo valori – spiega Petrachi – per questo dico che quel gesto non ci appartiene. Da molti siamo ritenuti un esempio. La partita sarà recuperata e in quella occasione organizzeremo una festa. Ho già parlato con l’altra società e c’è l’ok: faremo entrare in campo i ragazzini tenendosi per mano, faremo il cosiddetto terzo tempo a fine gara e poi una merenda che coinvolga tutti». All’Affrico lavora come consulente Celeste Pin, ex stopper della Fiorentina e dal vivaio della società sono usciti diversi giocatori che sono arrivati al professionismo: l’ultimo è l’attaccante dell’Albinoleffe Marco Cellini che nelle ultime due stagioni ha segnato per i bergamaschi 28 reti.





    Analisi del calciomercato viola: quei 30 mln di euro pronti sotto il mattone

    1 09 2009

    Calciomercato 02

    Finalmente a calciomercato chiuso possiamo analizzare con tranquillità tutti gli aspetti e i movimenti che il buon Corvino ha messo in atto per la Fiorentina 2009-2010.

    Queste le sue parole di ieri a SKY SPORT 24: “…questa scelta è stata dettata sia da esigenze tecniche che dalle volontà del ragazzo e non certo da plusvalenze realizzate. Il West Ham ci ha richiesto Da Costa a titolo definitivo e noi abbiamo inserito nella trattativa Savio, che lo seguivamo già dai tempi del Brescia. Purtoppo Da Costa è un giovane che ha avuto poca fortuna da noi o forse non è stato all’altezza. Kuzmanovic non verrà sostituito: con Prandelli abbiamo ragione di pensare di avere delle soluzioni interne. Come promesso investiremo tutto il ricavato di queste cessioni nella fase successiva del mercato a Gennaio. Per migliorare questa Fiorentina non ci vuole un mese ma più mesi. Lo abbiamo fatto l’anno scorso quando a Marzo e ad Aprile abbiamo avviato le operazioni dell’ultimo mercato. Pandev è un grande giocatore con il fiuto del gol, ma non voglio pensare a lui come un sostituto di Mutu in caso di squalifica del rumeno. Dovremo essere, anzi, contenti contro il nostro attaccante non venissero prese alcune sanzioni”

    Ecco i principali movimenti:

    Giocatori in uscita   (mln di € incassati)

    Melo 25
    Semioli 5
    Kuzmanovic 8

    Giocatori in entrata   (mln di € usciti)

    De Silvestri 5,5
    Di Tacchio 0,5
    Natali 2,2
    Nacho Castillo 1,1
    Marchionni 4
    Zanetti 2

    + in extremis lo scambio Da Costa – Savio con relativo conguaglio da parte viola.

    Analisi Tecnica

    Se parliamo dei giocatori in rosa da cui la prima squadra ha sempre attinto, rispetto  all’anno scorso abbiamo ceduto 2 centrocampisti (Melo e Kuzmanovic), 1 esterno (Semioli), 1 difensore (Zauri) e 1-2 attaccanti (Pazzini, Osvaldo o Bonazzoli…scegliete voi quale), oltre a uno scarsissimo centrale difensivo (Da Costa).

    Ad incrementare il parco giocatori invece sono arrivati 2 difensori (Natali e De Silvestri), 2 centrocampisti (Zanetti e Di Tacchio), 2 esterni (Marchionni  e il giovane Savio) e 1 attaccante (se così si può definire Nacho Castillo).

    A prima vista la situazione appare di indebolimento tecnico, anche perchè Melo e Kuzmanovic, antipatici quanto vogliamo, avevano un buon livello tecnico. Nelle ultime settimane (prima della cessione di Kuzmanovic) abbiamo più volte detto che questa squadra aveva bisogno di 3 pedine: un difensore centrale, un terzino e un centrocampista di stampo classico, dando però preferenza agli ultimi due perchè in fondo di centrali la Fiorentina ne ha già in rosa diversi. Invece, agli sgoccioli del calciomercato, arriva (non proprio a sorpresa) la cessione di Kuzmanovic e lo scambio Da Costa – Savio, un centrocampista esterno tutto da scoprire.

    Per cui, a centrocampo, mancando già prima un elemento, adesso nella nostra personale scacchiera adesso mancherebbero 2 giocatori. Ammettiamo, assecondando il PandaLeo, che Di Tacchio possa essere uno di questi; ne manca sempre e comunque uno. Poter immaginare di compete re in Campionato, Coppa Italia e almeno 6 partite di Champions e (forse) 2 di Europa League con un parco di centrocampisti formato da Montolivo, Donadel, Zanetti, Marchionni, Santana, Savio e Di Tacchio a cui aggiungiamo  saltuariamente Gobbi e Jorgensen, ci pare possibile dal punto di vista numerico ma assai improbabile dal punto di vista tecnico.

    Teniamo conto che Prandelli vuole giocare con il 4-2-3-1 anche se Gilardino fatica troppo nelle lande desolate dell’attacco viola e il fulcro vitale per questa squadra sono gli esterni. La Fiorentina è un team che fa della sua forza macinare calcio a ritmi alti e dalle prime uscite  di fine estate ci pare chiaro che nel mezzo ci siano diverse lacune. Anche domenica ci siamo fatti trovare esposti in contropiede almeno 3 volte sull’1-0 in nostro favore; è un campanello d’allarme. Montolivo entrerà in forma tra qualche settimana, Donadel non ha molti margini di miglioramento e Zanetti ha un grosso punto interrogativo nella sua situazione fisica. A questa squadra manca una diga o comunque un uomo che filtri e che distribuisca palloni e ovviamente anche la difesa ne soffre…a meno che Prandelli non esasperi ancor di più il gioco sulle fasce con il rischio di diventare prevedebile. Guardiamo questi due misteriosi Di Tacchio e Savio se daranno il loro contributo.

    Capitolo difesa: se nè andato Zauri ed è arrivato De Silvestri. Ottimo acquisto; speriamo che la condizione fisica del giocatore proveniente dalla Lazio sia buona, perchè il generoso Comotto o il prestante Gobbi non sono adatti per la Champions, non ce ne vogliano. Sui centrali la coppia Dainelli-Gamberini ci sembra la più collaudata. E cmq ci piace ribadire che non siamo convinti che la difesa viola sia tra le peggiori del panorama italiano/europeo anzi, come dimostrano i dati statistici dal 2006-2007 ad oggi, ci sembra una delle più affidabili. Sembra impossibile visto i commenti che si sprecano in questi giorni ma i numeri non mentono.

    Sul fronte attacco con l’esplosione di Jovetic e le conferme di Gilardino e Mutu, dobbiamo sperare che nessuno di questi prenda mai un raffreddore o uno stiramento perchè Nacho Castillo non ci sembra in grado (anche se per ora è trasparente e ingiudicabile) di sostituire degnamente i sopracitati attaccanti e Babacar è ancora troppo giovane e inesperto.

    Analisi Economica

    Il bilancio economico (generato dai prezzi di vendita/acquisto dei giocatori e dalle relative plusvalenze/minusvalenze) di questa campagna acquisti non fa una piega: assolutamente vincente e tipico di una società sana. Per una Società per Azioni diciamolo, è  un innegabile successo.

    Analisi Finanziaria

    La situazione finanziaria è data dalle disponibilità di cassa e dai debiti della società. Non abbiamo sottomano il bilancio della Fiorentina ma anche qui, a spanna, la situazione dovrebbe essere florida. I movimenti di quest’anno dovrebbero aver garantito entrare finanziarie sopra i 20 mln di euro. A queste dobbiamo anche aggiungere gli introiti che arriveranno dalle partite di Champions League (e forse Europa League). Per cui il “tesoretto” da spendere dovrebbe superare i 30 mln di euro, con la totale sicurezza di veder pagati gli stipendi a dipendenti e giocatori tutti i mesi, lavorando quindi in un ambiente assolutamente tranquillo.

    Conclusioni

    Dal punto di vista mediatico è stata una campagna acquisti/cessioni molto tribolata, ma si sa, giornalisti e tifosi hanno il diritto di dire la loro. Tecnicamente la Fiorentina ci sembra leggermente indebolita e quest’anno pare mancato l’arrivo di un grande campione. Gli innesti di Marchionni, Zanetti e probabilmente De Silvestri, sembrano sicuramente azzeccati ma i dubbi sulla tenuta generale della squadra ancora non si sono dissolti. Prandelli saprà gestire al meglio le difficoltà che prima o poi arriveranno e l’impressione è che il gruppo sia molto unito. Sarebbe fondamentale la buona stella sul fronte infortuni.

    La vicenda Mutu resta un punto interrogativo ma ora è d’obbligo concentrarsi sul campo. Attendiamo vigili e sereni (con molta fiducia) i risultati della squadra e valuteremo a gennaio quali potrebbero essere le mosse da fare.

    Saluti.