Dopo 9 turni senza sconfitte la Fiorentina cede il passo al Milan, disattendendo le intenzioni alla vigilia della gara con una prestazione insufficiente sotto tutti i punti di vista. Perchè se Mihajlovic credeva di aver spiegato ai suoi di affrontare i rossoneri con maggiore corsa e grinta, fin dai primi minuti si deve esser reso conto pure lui che il messaggio non era stato affatto recepito. Ciò che più avvilisce è che dopo circa 9 mesi dall’inizio del campionato e dell’avventura del serbo sulla panchina viola questa squadra sia ancora priva di una propria idenità ben precisa, disunitra fra i reparti e disorganizzata sia nella fase difensiva che in quella offensiva. Le assenze congiunte ad inizio gara di Mutu e Behrami, i due veri protagonisti della risalita in classifica nel girone di ritorno, non hanno fatto che accentuare questa situazione contro un avversario obiettivamente più forte.
Che non era serata ce ne siamo resi conto subito, con Seedorf che dopo appena 8 minuti coglie la seconda occasione buona per battere l’incolpevole Boruc. La reazione della Fiorentina invece si può comodamente ridurre ad un tiro di Ljajic da fuori area ben deviato da Abbiati e a qualche cross perlopiù innocuo nato dai piedi di Vargas. Di tutt’altro spessore le ripartenze della squadra di Allegri che a pochi minuti dall’intervallo siglava col solito Pato il 2-0 con un’azione veloce e precisa. Nella ripresa gli innesti di Babacar prima e Beharami poi hanno dato più corsa e vigore alla manovra gigliata anche se è stato comunque il Milan a sfiorare il tris in almeno altre due occasioni. A Vargas, invece, il merito di riaprire la gara al 78° con un tiro violento da fuori area e deviato da Gattuso, in un finale reso acceso dalle proteste per un rigore non concesso alla Fiorentina per atterramento di Comotto e dall’espulsione di Ibrahimovic per qualche parolaccia di troppo all’indirizzo del guardalinee.
Il risultato però resterà tale fino al triplice fischio, come immutata è la convinzione dei limiti di questa squadra e del suo tecnico.
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