Come la pioggia che ha accompagnato i tifosi incazzati all’uscita del Franchi, così i fischi sono caduti implacabili sulla testa dei giocatori viola al fischio finale di Damato. Arbitro che eppure aveva spianato stavolta la strada alla squadra di Mihajlovic concedendole generosamente un rigore al 18°minuto del primo tempo. Ma la rete dagli undici metri firmata da Ljajic, la prima in maglia viola dal suo arrivo, resterà l’unico lampo di sole in un pomeriggio grigio… e non solo meteorologicamente parlando…
Poca corsa e zero idee. Questa la sintetica descrizione della situazione in cui annaspa la Fiorentina, incapace di reggere un ritmo gara decente per oltre 20 minuti e di trovare soluzioni tattiche diverse dal “lancio lungo sulla sinistra per Vargas”. Il tecnico serbo è il primo degli imputati del momentaccio viola e lui stesso si è assunto le colpe della sconfitta in conferenza stampa. Ma stavolta non può bastare per frenare l’evidente contestazione dagli spalti: una sequenza di cori di protesta nei confronti di società e squadra iniziata già prima del termine della gara e che, dopo solo tre giornate, riporta alla memoria cupi periodi della storia gigliata.
Altro che chiacchiere e proclami, è necesaria una rapida sterzata già dal prossimo turno o almeno una parvenza di reazione per evitare guai peggiori. Quella reazione che in campo proprio non s’è vista dopo la rimonta laziale, subita, anzi, come qualcosa di già scritto e inevitabile. E tutto questo nonostante che la squadra di Reja sia parsa tutt’altro che irresistibile, quasi spronata ad attaccare dalla palese difficoltà dei viola a presentarsi nell’area avversaria con un minimo grado di pericolosità. Le reti di Ledesma e Kozac sono figlie di una totale mancanza d’ordine in campo, quello che, duole già ammetterlo, con mister Prandelli raramente mancava.
Poco altro da aggiungere. Essere ottimisti oggi è veramente difficile ma mettiamola così: fare peggio, d’ora in avanti, sarà impresa davvero ardua.
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